Progetti

Aiutando nel mondo è nata nel luglio 2019, dunque siamo giovani giovani.
Proprio perchè siamo un’associazione giovane e piccola, al momento tutto il nostro impegno è concentrato in una sola area: Matiri, nel Tharaka, dove si trova il Sant’Orsola Hospital. Abbiamo scelto questo obbiettivo perchè da Luglio 2019 un medico che noi conosciamo bene, il dottor Beppe Gaido, si è trasferito dopo più di 20 anni dal vicino ospedale di Chaaria a Matiri. Proprio la presenza continua di una figura come il dottor Gaido, della cui instancabile opera di assistenza ai poveri siamo stati per anni testimoni, ci ha spinto a supportare questa struttura sanitaria.

Ci occupiamo solo dell’ospedale di Matiri?

Al momento abbiamo deciso di focalizzare le nostre forze in modo da concludere qualcosa. Naturalmente siamo pronti ad ascoltare altre realtà e quando possibile dare una mano, ma al momento riteniamo che ci sia già molto lavoro da fare anche “solo” qui. Unica condizione che poniamo comunque è che chi ci propone progetti alternativi li conosca di persona: quasi tutti noi soci fondatori infatti abbiamo lavorato almeno per una decina d’anni (ma qualcuno molto di più) come volontari al fianco del dr. Gaido e dunque sappiamo che la nostra fiducia è ben riposta ed i nostri e vostri fondi saranno ben spesi. 

Se e quando la nostra Associazione avrà più forza, potremo collaborare anche con altre realtà che ci vengano proposte. L’unica condizione per ampliare i nostri obbiettivi è che chi li propone conosca personalmente la realtà da aiutare e periodicamente vada sul posto a verificare il buon uso del nostro aiuto.
Sempre per garantire che i nostri aiuti vadano a buon fine, politica della nostra Associazione è non regalare eventuale strumentazione, ma acquistarla e mantenerne la proprietà, dandola esclusivamente in prestito d’uso. Questo ci garantisce di poterne sempre ritornare in possesso qualora le condizioni di lavoro cambiassero e noi non fossimo più soddisfatti per qualsiasi motivo, così da poter eventualmente destinare l’attrezzatura ad un altro ospedale. Inoltre ci permette di controllare eventuali lavori di manutenzione o riparazione.

Dove operiamo?

Matiri si trova circa 200 Km a nord-est di Nairobi (contea di Tharaka-Nithi) sulle colline del sud Tharaka (distretto di Meru) nella parte orientale del Kenya, appena sotto l’Equatore, a pochi Km da Katwana, attuale capoluogo della contea. Il Tharaka è riconosciuta come una delle zone più povere del Kenya a causa della siccità e dunque aridità del suolo e per l’insufficiente assistenza sanitaria.

La popolazione della contea è di circa 440.000 abitanti di diversi gruppi etnici. Il villaggio consiste di un numero impreciso di capanne, abbastanza distanti una dall’altra.

Ci sono 2 stagioni delle piogge: ottobre-dicembre e marzo-maggio, ma la zona di Matiri è comunque molto arida. La gente vive di pastorizia, agricoltura, e molti  fabbricano mattoni a mano. Nella regione sono presenti le più comuni patologie tropicali ( malaria, TBC, HIV, parassitosi). Molto alto il tasso di disoccupazione: poco più dello 0.5% ha un lavoro fisso.

Chi é il dottor Beppe Gaido? E perché aiutare il suo lavoro?

Il dottor Gaido è un medico missionario originario di Casalgrasso, in provincia di Cuneo. Dopo una specializzazione a Londra in Malattie Tropicali, è andato prima in Tanzania e successivamente in Kenya, a Chaaria. Qui si è fermato 22 anni trasformando quello che era un minuscolo dispensario  senza posti letto in un grande ospedale con un centinaio di posti letti, 2 sale operatorie ed un enorme passaggio giornaliero di pazienti esterni provenienti anche da molto lontano. La filosofia alla base del suo lavoro è sempre stata di non mandare mai via nessuno che avesse bisogno, e di cercare di rendere le cure mediche il più possibile accessibili a tutti. In Kenya infatti, come in molti altri Paese in via di sviluppo, la sanità, anche pubblica, è a pagamento ed a prezzi spesso inaccessibili ai più.
Inoltre il dottor Gaido , giorno dopo giorno, ha sempre cercato di imparare dagli specialisti volontari che lo aiutavano, in modo da fornire una qualità molto elevata di prestazioni mediche ai suoi pazienti, ben al di sopra degli standard medi (sia nel pubblico, sia nel privato) della zona.
Ora il dottor Gaido si trova in un ospedale già costruito  da circa una ventina d’anni, ma molto decaduto nel tempo, con tante attrezzature rotte, incomplete, obsolete. In pochi mesi il numero dei pazienti sta aumentando in un modo incredibile e di nuovo incominciano a venire da molto lontano, ma ha bisogno dell’aiuto di tutti noi. Ed, ovviamente, a maggiore afflusso di pazienti corrispondono maggiori esigenze per poterli curare.

Conosciamo direttamente l’ospedale di Matiri e come pensiamo di aiutarlo?

Sì. Già alcuni di noi sono stati giù per rendersi conto della situazione, delle necessità , delle priorità ed anche di come procedere, altri andranno giù a breve.
Il nostro lavoro in genere procede in questo modo: il dottor Gaido ci fa conoscere i diversi problemi, noi, lavorando al suo fianco nell’ospedale, abbiamo modo di toccare con mano le più gravi carenze ed insieme a lui cerchiamo di proporre soluzioni. Quando si tratta di acquistare materiale sanitario, dopo aver fatto analizzare i diversi  preventivi dal dottor Gaido e da chi di noi è più competente a seconda del campo (il chirurgo si occupa dei ferri da sala, mentre il cardiologo dell’elettrocardiografo), ci occupiamo direttamente noi come Associazione dell’acquisto, tutte le volte che è possibile in loco. Preferiamo comprare le attrezzature in Kenya per evitare costose spese di trasporto, ma anche per problemi di garanzia, manutenzione e pezzi di ricambio. Inoltre ci sembra anche un modo di dare lavoro in loco.

Qualche notizia sul St Orsola Hospital

Il Sant’Orsola Mission Catholic Hospital (Chuka_Materi Road, THaraka-Nthi County) è uno dei più vecchi ospedali del Kenya, fondato dai Padri della Consolata in collaborazione con le Suore Orsoline ed una organizzazione italiana di volontariato .
Costruito dal nulla dal dottor Giorgio Giaccaglia , allora primario di Anestesia e Rianimazione,ed un gruppo di volontari italiani, inaugurato ufficialmente nel gennaio 2004, l’Ospedale è nato e cresciuto grazie ad un importante impegno da parte di più Associazioni italiane, che però ad un certo punto non lo hanno più gestito direttamente e lo hanno affidato alla Diocesi di Meru nel 2008 che ne assunse la completa gestione nel 2010; dopo alcuni anni durante i quali l’ospedale ha funzionato correttamente, dal 2010 è iniziato invece un periodo di progressiva involuzione. I colleghi nel 2014 descrivono un ospedale “praticamente chiuso, senza medici e pazienti”: in particolare c’erano 4 ricoverati, la sala operatoria chiusa da mesi, il personale ridotto al minimo senza direttore, medici, anestesista, radiologo, e solo un clinical officer. Nel 2015 il Governatore di Tharaka Nothi è intervenuto in sostegno dell’ospedale assumendo 2 medici, un anestesista e 4 clinical officer, mentre nel 2015 la Diocesi ha inviato un nuovo Direttore, Padre Emilio, e 3 suore per la gestione amministrativa.
Negli ultimi anni il numero dei pazienti era estremamente ridotto e gli interventi chirurgici erano meno di 10 al mese. Nel 2016 sono stati registrati 84 parti (9 dei quali cesarei) da gennaio ad agosto.
Dopo l’arrivo del dottor Beppe Gaido dalla vicina Chaaria, l’attività ha incominciato una progressiva crescita. Attualmente la corsia è di nuovo quasi completa (circa 90 pazienti, contro i 10 di luglio 2019) e gli interventi chirurgici sono passati da 5-6 a oltre 100 al mese. .

L’edificio ha una struttura a corpo unico, con 3 ingressi separati.

L’Ospedale comprende:

  • corsia uomini e corsia donne (per pazienti sia di interesse medico, sia chirurgico) con circa 90 posti letti complessivi
  • pediatria
  • neonatologia
  • maternity

Inoltre:

  • ambulatorio per out patients
  • 2 sale operatorie (la più piccola viene usata solo per interventi minori)
  • sterilizzatrice
  • sala travaglio/sala parto
  • 2 ambulatori di ecografia
  • Ecoscopia (EGDscopia, colonscopia)
  • sala raggi per Rx dirette (l’apparecchio portatile per radioscopia –arco a C- non è attualmente funzionante)
  • ambulatorio dentistico
  • ambulatorio oculistico

Vi sono poi i servizi non sanitari (cucina, sartoria, lavanderia, uffici amministrativi, camera mortuaria, inceneritore, dispensa, farmacia, magazzini, locale per il generatore) in edifici indipendenti dal corpo principale.
A parte, la Casa del Tamarindo per i volontari (una cucina ed 8 stanze indipendenti con bagno privato).
In un altro edificio separato c’è la seconda cucina e le stanze nelle quali vivono Fratel Beppe Gaido, padre Emilio (attuale Direttore dell’Ospedale) ed i religiosi che vivono presso l’ospedale.

Cosa abbiamo già realizzato?

  • Acquisto di teli verdi e camici per la sala operatoria ✓Ottobre 2019
  • Acquisto trapano per interventi ortopedici ✓ Ottobre 2019
  • Acquisto sterilizzatrice ✓ Novembre 2019
  • Acquisto dermatomo ✓ Dicembre 2019
  • Acquisto di un ventilatore per anestesia ✓ Gennaio 2020
  • Acquisto di un elettrobisturi ✓ 2020
  • Acquisto di una lampada scialitica per la seconda sala operatoria ✓ 2020
  • Acquisto di un monitor per la sala operatoria ✓ 2020
  • Acquisto di un lettino da sala operatoria ✓ 2020
  • Acquisto di un ecografo con sonda lineare, convex e transvaginale ✓ 2020

Cosa intendiamo realizzare nel prossimo futuro?

  • Acquisto (o possibilmente riparazione) di un fluoroscopio per controlli radiologici intraoperatori
  • Acquisto di una lavatrice industriale per la biancheria dell’ospedale
  • Acquisto placche ed infissi ortopedici
  • Acquisto di retine da ernia
  • Acquisto cartellone segnaletico che indichi l’ospedale
  • Assicurazione NHIF

Che cos’è l’assicurazione NHIF?

E’ il nostro prossimo obbiettivo. Si tratta di un’assicurazione STATALE che copre l’INTERO NUCLEO FAMIGLIARE ed entra in vigore 2 mesi dopo che il contratto è stato stipulato. Contrariamente alle nostre polizze, copre anche malattie preesistenti al momento della stipula. Ha un costo di 60 euro per il primo anno, poi rate mensili da 5 euro.
Il nostro sogno è pagare il primo anno di copertura, sperando che poi la famiglia, vista la convenienza, prosegua. Il progetto (che non è farina del nostro sacco, ma era già stato proposto da AVI) ci sembra particolarmente interessante perché significa in pratica “imprestare” denaro che poi rientrerà, dunque un approccio diverso rispetto a pagare il ricovero di pazienti indigenti: noi paghiamo l’assicurazione, ma quando poi il Paziente viene ricoverato l’ospedale riceverà un rimborso e rientrerà delle spese. Inoltre, se nessuno del nucleo famigliare verrà ricoverato, l’Assicurazione comunque verserà una quota annuale all’ospedale scelto al momento della stipula. In pratica, quanto noi doniamo verrà “restituito” dall’Assicurazione.
I vantaggi di questo progetto sono:
– garantire accesso alle cure ad un numero sempre maggiore di pazienti
recupero dei costi
– progetto senza spesa finale fissa, ma modulabile in base alle entrate da parte dei donatori.